sabato 5 settembre 2009

Memorie di una lettrice



Ci sono scrittori per cui non servono introduzioni.
La lettura delle loro opere è un rischio che ogni lettore deve correre in modo individuale, autonomo: troverà sempre una risposta, che nessun altro gli potrà suggerire, ai problemi, ai conflitti posti dalla propria epoca, dal proprio livello culturale.
Dostoevskij è uno di questi scrittori.
Il suo oggetto di ricerca è la psiche umana imperfetta, l'anima ferita, ribelle, l'anima che anela all'armonia, che si dibatte tra il bene e il male, che cerca la sua realizzazione completa, attraverso prove dolorose, angosciose lacerazioni.
Con un coraggio sorprendente per gli anni in cui vive rifiuta l'immagine convenzioanale e astratta dell'uomo, il codice esterno di comportamento che la società a lui contemporanea accetta e impone, affronta i processi psichici più oscuri e contraddittori, dove l'uomo non può affidarsi ad alcuno dei suoi sostegni abituali, le dinamiche più sconcertanti tra individuo e società, intuizione e intelletto, libertà e legge, fede e ateismo, demonicità e santità, riaffermando la convergenza indispensabile tra mondo sociale, politico e mondo morale.

"Memorie dal sottosuolo" è stato il primo libro attraverso il quale sono entrata in contatto con Dostoevskij.
Iniziai a leggerlo nel Giugno del 2008, poiché a parlarmene fu un ragazzo che avevo conosciuto qualche mese prima.
A dire il vero, furono proprio le prime 15 righe di questo libro, che mi spinsero ad avvicinarmi a questa persona, la quale le aveva riportate come sua presentazione su di un sito internet; Fu dunque per me impossibile non restarne affascinata ed incuriosita.
Presi a leggere quindi questo libro, più per avvicinarmi a quel ragazzo che per altro, ma man mano che andavo avanti con la lettura, anzi, sin dalle prime pagine, mi ritrovai incondizionatamente infatuata di questo scrittore e delle sue parole, che come un fiume in piena scorrevano inarrestabili sotto i miei occhi.
Ogni sua frase risuonava in me con forza, animando sentimenti assopiti nell'oscurità del mio sottosuolo.
E come un'opera d'arte produce in noi emozioni e pensieri personali, spesso contrastanti con quelli dell'artista, è così per me un libro.
Questo ultimo rappresenterà sempre una sorta di Viaggio, che sia pure attraverso la nostra Fantasia accompagnata dalle parole dell'autore, o che sia un viaggio alla ricerca di qualcosa di più intimo e personale.
Un libro, non è mai ciò che dicono i più raccontando le tesi di chi li ha preceduti; non è nemmeno ciò che intendeva dire l'autore. Un libro, soprattutto quando diviene opera d'arte, è ciò che tu ci trovi attraverso te stesso...E' un viaggio appunto, alla ricerca e alla scoperta di noi stessi!
Ed io, in queste "memorie" mi sono riscoperta!!!!!
Giunta però quasi alla fine del racconto, interruppi la mia lettura, perchè qualcosa in me stava cambiando; E così per circa un anno questo libro è stato lasciato da parte, ma ovviamente MAI dimenticato, persino mentre continuavo a divorare altri libri di Dostoevskij!
Ieri, 4 Settembre 2009 , ho ripreso in mano questo testo, potendo finalmente concluderlo...Ma non vi dirò altro a riguardo, poiché spetterà ad ognuno di voi poterlo scoprire..

Per terminare qui questo mio scrivere di oggi, citerò le ultime righe del romanzo, che come tanti altri suoi "frammenti", han lasciato spazio ad una moltitudine di silenziose riflessioni...

"Siamo nati morti, e da tempo non nasciamo più da padri vivi, e la cosa ci piace sempre di più.
Ci prendiamo gusto. Presto escogiteremo il modo di nascere da un'idea.
Ma basta; Non voglio più scrivere "dal Sottosuolo"...

Del resto, non si concludono qui le "memorie" di questo amante dei paradossi. Egli non ha resistito e ha continuato.
Ma anche a noi sembra che ci si possa feramere qui."

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